ETA’ PATERNA ED INFERTILITA’
Fino a non troppo tempo fa si riteneva che, nel contesto di una coppia che intende procreare, l’età maschile non fosse un parametro particolarmente importante mentre è nozione comune che la donna concepisca tanto più velocemente quanto più è giovane riducendosi nel tempo tale capacità fino allo zero menopausale.
Diversi studi reperibili in letteratura avvertono che anche nell’uomo, per quanto l’andropausa non sia un evento previsto dalla natura, accadimenti di vario tipo riducano con l’avanzare degli anni la capacità procreativa tanto che un uomo di età superiore a 35 anni pare avere circa la metà delle probabilità di ottenere una gravidanza in una ventenne rispetto ad un altro di età inferiore, nello stesso arco di tempo. (De Laroche Brochard, 2003)
Va ricordato peraltro che la donna è sessualmente matura e capace di concepire appena un mese dopo il menarca mentre l’uomo produce spermatozoi dopo qualche anno dalla pubertà, entrambi ben sotto i vent’anni.
Caso vuole che, dalla metà del secolo scorso, per una serie di motivazioni note e meno note delle quali si potrebbe parlare in altra sede, l’età della coppia che intende procedere alla procreazione si sia spostata criticamente in avanti vanificando di fatto tale vantaggio biologico.



In fisica, se non ricordo male, si parla di “sistemi di riferimento inerziali e non inerziali”. In sintesi estrema è la differenza tra punti di riferimento che stanno fermi con noi o si muovono insieme a noi e coi quali facciamo semplici conti per sapere da che parte stiamo andando.
Un esempio è quando siamo fermi sulla metro che viaggia ad una certa velocità. Qualora non ci si regga agli appositi sostegni, quando la metro frena, tendiamo ad avanzare per un po’ alla stessa velocità di prima e, il più delle volte, finiamo addosso ad un altro passeggero.
In medicina uno dei punti di riferimento sui quali si basa l’arte medica sono gli studi statistici. Si prende un dato, per esempio il valore del colesterolo nel sangue, si verifica come è distribuito tale valore sulla popolazione sana o presunta tale e si afferma che l’intervallo di riferimento minimo massimo va da un valore ad un altro presi sulla curva di Gauss che definisce il fenomeno, di solito intorno al 50° percentile.
Negli ultimi anni il valore di riferimento massimo del colesterolo è diminuito di circa 50 unità facendo diventare potenzialmente malati un certo numero di persone che pensavano invece di essere sane e si maligna che sia stato fatto più per far vendere gli anticolesterolemici che per far fare un po’ di sana dieta alla popolazione mangiona. Si è passati cioè da un sistema di riferimento non inerziale ad uno inerziale, ovvero che si sposta con noi. Se sarà stata una bufala lo scopriranno i nostri nipoti.